7 errori comuni nell’email marketing (e come evitarli)

7 errori comuni nell’email marketing (e come evitarli per salvare le tue campagne).

Creare email belle e interessanti è fondamentale nell’email marketing. Ma alcuni errori comuni potrebbero danneggiare la tua strategia (e addio alle conversioni).

Hai appena inviato una campagna email con grandi aspettative? 

Magari ci hai messo ore a scriverla e a curare il design, ma quando apri le statistiche il risultato è deludente: pochi tassi di apertura, quasi nessun clic e zero conversioni. In questi casi si tende a pensare che serva una strategia complessa, magari un funnel complicatissimo o uno strumento tecnologico all’avanguardia. 

In realtà, molto spesso, la causa è molto più semplice: piccoli errori che si ripetono e che, messi insieme, affossano l’efficacia delle tue email.

In questo articolo ti parlerò dei sette errori più comuni nell’email marketing e come evitarli per trasformare le tue campagne in un vero strumento di crescita.

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Qui sotto ne trovi uno che fa al caso tuo 👇

Perché le tue Email NON funzionano? 7 Errori comuni dell’email markering e come evitarli

Errore #1: inviare email senza un obiettivo chiaro.

Il primo e più grande errore è quello di spedire un’email senza sapere bene cosa vuoi ottenere dai lettori. 

È un po’ come intraprendere un viaggio senza sapere la destinazione: ti muovi, certo, ma rischi di girare a vuoto. Se non hai definito tu per primo l’azione che vuoi che il lettore compia, come può saperlo lui? 

Il risultato è quasi sempre lo stesso: un messaggio vago, privo di direzione, con una call-to-action debole che lascia il lettore confuso e lo spinge a chiudere l’email senza fare nulla.

La soluzione è sorprendentemente semplice: prima ancora di scrivere, fermati un attimo e chiediti qual è l’unica azione che vuoi ottenere. 

Vuoi che la persona si iscriva a un webinar? Che acquisti un prodotto in promozione? O magari che legga un articolo sul tuo blog? 

Qualsiasi sia l’obiettivo, l’intera email deve guidare in quella direzione, dal titolo fino al pulsante finale. Più il percorso è chiaro, più sarà facile per il lettore seguirlo.

Errore #2: comprare liste di contatti.

Il secondo errore è tra i più diffusi: sto parlando del comprare liste di email. 

All’inizio può sembrare una scorciatoia allettante: migliaia di contatti pronti da raggiungere in un attimo. Ma in realtà è una trappola che porta più danni che benefici.

Oltre a essere illegale secondo le normative GDPR, acquistare database di indirizzi email compromette la tua reputazione. 

Stai inviando messaggi a persone che non ti conoscono, che non hanno chiesto di ricevere le tue comunicazioni e che con ogni probabilità ti segnaleranno come spam.

Questo significa non solo campagne inefficaci, ma anche un peggioramento della deliverability: le tue email finiranno sempre più spesso nelle caselle di spam, persino quando scriverai a chi ti segue davvero.

Molto meglio costruire la tua lista in modo organico, anche se ci vorrà più tempo. 

Magari puoi incentivare le iscrizioni con un lead magnet, come una guida gratuita, una checklist o un codice sconto di benvenuto. Puoi inserire moduli di iscrizione chiari sul tuo sito e, soprattutto, puoi dare un motivo concreto per unirsi alla tua newsletter. Cento contatti interessati e motivati avranno sempre più valore di diecimila nomi presi a caso.

Errore #3: non segmentare la lista.

Il terzo errore è quello di non segmentare i tuoi iscritti e inviare a tutti lo stesso messaggio. 

È come entrare in una piazza affollata con un megafono: parli a tutti, ma nessuno si sente davvero coinvolto. I nuovi iscritti non hanno le stesse esigenze di chi ti segue da anni, e un cliente fedele si aspetta messaggi diversi rispetto a chi non ha mai acquistato. 

Quando mandi la stessa email a tutti, rischi di risultare impersonale e irrilevante, con l’effetto collaterale di accumulare disiscrizioni.

Inizia dalle basi: ad esempio puoi distinguere chi si è appena iscritto da chi è già cliente, oppure chi ha mostrato interesse per un certo prodotto rispetto a chi ne ha acquistato un altro. 

In questo modo, i tuoi messaggi diventano immediatamente più pertinenti e utili. 

Un esempio semplice: se vendi abbigliamento e un cliente ha acquistato scarpe da running, non ha senso inviargli una promozione su tacchi eleganti; sarà molto più efficace proporgli calze tecniche o abbigliamento sportivo.

Errore #4: trascurare la versione mobile.

Il quarto errore, purtroppo ancora molto comune, è dimenticare che oggi la maggior parte delle email viene letta da smartphone. Se il tuo messaggio non è ottimizzato per il mobile, con testi troppo piccoli, colonne affollate e link difficili da cliccare con un dito, l’utente lo abbandonerà in pochi secondi.

Oggi bisogna pensare in ottica “mobile first”. Significa utilizzare un design semplice, a colonna singola, che si adatti automaticamente a qualsiasi schermo.

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Ricorda poi che l’oggetto deve essere breve, perché su smartphone si vedono solo poche parole, e i pulsanti devono essere grandi e ben distanziati per essere facilmente cliccabili. 

Un ultimo consiglio: prima di inviare la tua campagna, è buona abitudine fare sempre un test di visualizzazione direttamente sul telefono. È l’unico modo per capire se chi riceverà l’email riuscirà a leggerla senza sforzi.

Errore #5: call-to-action assente o confusa.

Il quinto errore riguarda la call-to-action, il cuore di ogni email. 

Troppo spesso si dedica tanto tempo al testo e alla grafica, ma si dimentica di rendere chiaro cosa l’utente deve fare. Una CTA generica come “Clicca qui” non invita davvero all’azione, mentre una CTA nascosta in fondo a un paragrafo rischia di non essere nemmeno vista.

La CTA dev’essere semplice, evidente e collegata al vero obiettivo della tua campagna.

Non serve esagerare: basta usare un pulsante ben visibile, con un colore a contrasto rispetto al resto del design, e scrivere un testo che metta in luce il beneficio. “Scarica la guida gratuita”, “Scopri la nuova collezione” o “Prenota subito il tuo posto” sono esempi molto più efficaci perché danno un motivo concreto per cliccare.

Errore #6: non fare A/B test.

Il sesto errore è quello di fidarsi solo dell’istinto e non testare mai le proprie scelte. 

Un oggetto che ti sembra brillante potrebbe in realtà non colpire i tuoi lettori, mentre una piccola modifica a un pulsante potrebbe far salire i clic del 20%. Senza test, non lo saprai mai: continuerai a indovinare e a sperare, invece di basarti sui dati.

Gli A/B test sono la soluzione. 

Non devono essere complicati: basta provare una variabile alla volta

L’oggetto è il punto da cui partire, perché influenza subito il tasso di apertura. Puoi ad esempio confrontare due versioni simili, come “Sconto del 20% su tutte le scarpe da corsa” e “Risparmia il 20% sulle tue scarpe preferite”. 

A volte anche un dettaglio apparentemente insignificante può fare la differenza. 

Con il tempo, raccogliendo dati, capirai cosa funziona davvero con il tuo pubblico e potrai migliorare costantemente i risultati.

Errore#7: ignorare le statistiche.

Il settimo errore, forse il più insidioso, è non analizzare i dati dopo aver inviato una campagna.

Spedire un’email e non controllare i risultati significa non sapere se il tuo lavoro ha avuto l’effetto desiderato: forse l’oggetto non ha incuriosito abbastanza, forse il link non era evidente, forse la call-to-action non ha convinto. Senza numeri resti al buio e non hai modo di capire cosa migliorare.

Le statistiche quindi non sono un dettaglio: sono la bussola che ti indica cosa ha funzionato e cosa no

Oggi il tasso di apertura ha perso affidabilità a causa dei nuovi sistemi di protezione della privacy, ma altre metriche restano fondamentali. 

Il tasso di clic, ad esempio, ti dice se le persone hanno trovato l’email interessante al punto da compiere l’azione che volevi. Anche il tasso di disiscrizione è un segnale prezioso: se cresce, significa che stai inviando messaggi poco pertinenti. 

E se noti troppi indirizzi non validi, è il momento di ripulire la lista.

Dopo ogni invio, prenditi un po’ di tempo per osservare questi dati. Capire i numeri è l’unico modo per migliorare davvero le tue campagne nel tempo.

Migliorare i risultati delle tue campagne è possibile, anche grazie agli strumenti giusti.

L’email marketing non è questione di fortuna, ma di metodo. Evitare gli errori che abbiamo visto non significa solo avere campagne più performanti, ma creare messaggi che arrivano davvero alle persone giuste, nel momento giusto, con l’invito giusto. 

Ricorda: non serve essere perfetti, ma consapevoli. Ogni invio ti offre informazioni preziose per migliorare il prossimo. Se impari a osservare, testare e correggere, la tua lista diventa un vero alleato e non un semplice archivio di indirizzi.

In fondo, il successo dell’email marketing si costruisce passo dopo passo, evitando scorciatoie e facendo delle tue email uno strumento di valore per chi le riceve. E se i tuoi iscritti percepiscono questo valore, apriranno le tue email non per caso, ma perché le aspettano.

Se vuoi semplificare al massimo questo processo, Emailchef ti offre tutti gli strumenti per creare email efficaci, segmentare la tua lista, fare A/B test e monitorare le statistiche, così da avere sempre il controllo e migliorare costantemente le tue campagne.

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